BRESCIA - 23 MARZO 1919


Il 26 giugno dopo tanti sforzi e tante difficoltà il Fascismo bresciano può inaugurare ufficialmente il gagliardetto del Fascio di Combattimento alla presenza del segretario generale dei Fasci Umberto Pasella e del segretario politico di Brescia Augusto Turati. La via fu difficile e faticosa.
Le prime origini del Fascismo bresciano bisogna ricercarle nel Circolo Studentesco ”Roberto Ardigò” costituitosi alla fine del 1918.
Sulla fine del 1918 lanciata da Mussolini l’idea della costituzione dei "Fasci degli interventisti e degli intervenuti”, ad una lettera di Melchiori con la quale, come corrispondente del Popolo d’Italia, questi gli chiedeva elementi per costituire un Fascio, egli rispondeva su carta intestata "Il Popolo d'Italia quotidiano socialista”:

« Caro Melchiori, per costituire il Fascio non c'è bisogno di finalità.
« Convocate quanti aderiscono alle idee del Popolo d'Italia.
« Fate presto. Il programma dei Fasci è già stato svolto e sarà svolto dal giornale.
« Saluti cordiali. - Mussolini ».


Alla costituzione dei Fasci Italiani di Combattimento, all’iniziativa e al convegno del 23 marzo, da Brescia si aderiva telegraficamente.
Dopo tale convegno, costituitosi il Fascio Milanese, si cercò subito di costituire un Fascio a Brescia e fu raccolta l’adesione di quattro o cinque studenti del «Circolo Ardigò».
Il battesimo del Fascio bresciano ebbe luogo il 25 aprile 1919.
Il 15 aprile a Milano era stato distrutto l’Avanti!, il 24 a Brescia ebbe luogo una dimostrazione per Fiume e in tale occasione Melchiori parlò da una finestra del caffè «Maffio» sfidando i sovversivi, i quali non se lo fecero dire due volte e organizzarono un grande comizio con relativa invasione di Corso Zanardelli.
I pochi fascisti bresciani affrontarono la marea, aiutati da un certo numero di ufficiali che si trovavano sotto i portici e al caffè.
In tale occasione fu bastonato dai sovversivi il grande mutilato ten. Panzerini, ma i suoi bastonatori acciuffati furono aggiustati per le feste. I sovversivi commisero devastazioni e saccheggi di negozi con incendi di case di patrioti.
Conclusione del battesimo: molti feriti e molti arresti.
Facevano parte di questa prima schiera di fascisti bresciani, Gino Braga, Asvero Gravelli, i fratelli Dugnani, Ferruccio Chiesa, Spagnoli ed altri.

Lo “scioperissimo„



Tralasciamo i piccoli incidenti che quasi ogni sera si verificarono e che costituivano in quei tempi la consuetudine di ogni giorno. Una sera è annunciata una conferenza di Umberto Pasella; in sua vece viene Amedeo Giurin. I sovversivi invadono piazza Zanardelli e impediscono il comizio che Giurin tiene la sera dopo alle scuole di S. Barbara. Qualche tempo dopo viene un altro oratore, Bruzzesi, e parla a un pubblico di ben sette o otto persone nella sala di Crociera di S. Luca, ma il baccano che fu fatto cantando gli inni con le finestre ostentatamente aperte, fece credere ai sovversivi che stazionavano in piazza che fossero certo di più di quelli che erano
Lo scioperissimo internazionale del 20-21 luglio 1919, che poi si limitò ad uno sciopero generale italiano, fu fronteggiato dal Fascio dopo presi accordi con la «Lega Civile» e costituzione di squadre per sorvegliare la provincia e la città. Morì in quei giorni per un tragico incidente il fascista Mario Mossini.
Le squadre avevano la sede alla Lega Civile in via Umberto I, e come segno di riconoscimento avevano dei biglietti del tram forati in un particolare modo.
Dopo un comizio alla Camera del lavoro, al quale i fascisti parteciparono senza essere disturbati, a notte fatta mentre una squadra comandata da Melchiori ispezionava il rione di Porta Milano, si accorse che c'era gente dentro la Camera del lavoro e infatti mentre i fascisti si accingevano ad asportare la targa sovrastante alla porta, i sovversivi uscirono.
Estratte le pistole i fascisti ingiungono ai sopravvenuti di non accostar si, ma siccome questi molto numerosi li aggrediscono, essi sparano colpi in aria per richiamare l’attenzione della vicina caserma di cavalleria. I sovversivi rispondono sparando addosso e allora si ha un conflitto con un ferito.
L’ardito Umberto Manini va al comando di Divisione a chiedere l’aiuto degli arditi, ma questi si erano recati a tutelare la casa del Generale, della quale i sovversivi avevano tentato l’assalto. I fascisti vengono arrestati. Melchiori aggredito e preso di mira dalla polizia, si allontana dalla città. Al suo ritorno, si erano aggiunti ai primi, numerosi altri camerati, fra i quali l’ardito Ragni; il cap. Vignelli, i fratelli Guaragnoni, Vincenzo Mancini e padre, Galassi ed altri.
Gli avvenimenti avevano anche disturbato i padroni di casa della sede fascista che viene portata in una soffitta del «Maffio».
Al Congresso Nazionale del 1919 a Firenze partecipò in rappresentanza di Brescia, Melchiori, che, tornato a Brescia, fu bastonato e venne sottratto a una più triste fine dal pronto intervento di Agostino Scarpa che lo soccorse.


Le elezioni generali del 1919



E vennero le elezioni generali.
Il Fascio di Brescia come gesto di volontà costituì il Blocco Fascista (ironia delle parole) fatto in una saletta del caffè Roma: Melchiori vi rappresentava il Fascio, Mancini i volontari di guerra, Chiesa i repubblicani, Vignelli gli arditi.
Alla propaganda contribuì anche Arturo Marpicati, interventista e legionario fiumano.
L’unico comizio fascista per le elezioni lo tennero Scamoni e Chiesa in un paese di provincia.
Andarono invece a Milano Melchiori, Braga, Gravelli, Chiesa e Spagnoli e parteciparono a tutte le azioni del milanese da piazza Belgioioso a piazza Mercanti e al Teatro di Monza. Il 13 novembre Braga, Gravelli, Chiesa e Spagnoli furono arrestati per il conflitto di Lodi, ove vi furono tre morti.
Nuovo fermo di Melchiori a Milano la notte del 16 novembre.
Braga e Gravelli fecero circa tre mesi di carcere. Chiesa e Spagnoli né fecéro otto.
Gli studenti bresciani scioperarono in segno di protesta contro l’arresto dei compagni e contro l’arresto di Mussolini, vittima del suo immenso amore per l'Italia.
Così tristemente moriva il 1919, nelle orgie dei sovversivi trionfatori.
Anche l’anno 1920 vide le solite turbolenze socialiste e popolari in città e campagna culminanti con la distruzione del raccolto, con danneggiamento di bestiame e di cascine, con la occupazione delle fabbriche e con l'assalto alla caserma dei RR. CC., fatto cessare energicamente dal generale Barco, comandante la Divisione, che piazzò una batteria da 75.
Il 20 ottobre poi Augusto Turati tiene un contraddittorio davanti ad un pubblico socialista, il che provoca gravi scontri tra la forza governativa, i fascisti ed i sovversivi.
Al Congresso di Milano del 24 maggio 1920, parteciparono Melchiori, Dugnani e Spotti.
A Milano Melchiori, rappresentante di Brescia, fu eletto segretario del Congresso, che si tenne al «Lirico» e durante il quale tutti i congressisti offrirono al Duce una pergamena che attestava la loro assoluta disciplina e fedeltà.


La partenza per Fiume



Qualche tempo dopo la maggior parte dei fascisti diciannovisti lasciava Brescia per recarsi a Fiume ove pure sì recarono Braga, Gravelli, Spagnoli reduci dal carcere di Lodi ove avevano pagato il loro tributo alla fede.
E andarono con loro a Fiume tutti coloro che fremevano dal desiderio di potere agire.
Fiume accolse a decine e a decine i legionari bresciani. E ogni qualvolta uno di essi tornava a Brescia, ritornava a Fiume con un codazzo di nuove reclute.
Il 5 settembre 1920 al sanguinoso Congresso Lombardo di Cremona partecipò Melchiori, tornato da Fiume, portando la voce dei legionari del Carnaro
Tornato di nuovo a Fiume, ne ripartì il 2 novembre per tornare a Brescia ad organizzarvi la dimostrazione del 4 novembre.
Il 4 novembre a Brescia cinque o sei legionari e fascisti iniziarono la dimostrazione, con la prospettiva di un fiasco colossale. Fu invece una delle più belle dimostrazioni bresciane di quei tempi.
In poco si formò un lungo corteo che percorse tutta la città: Melchiori parlò nel cortile della Prefettura, altri parlarono in Municipio passando accanto alla Camera del lavoro.
Non sì verificarono che piccoli incidenti.
Tornato l’indomani a Fiume, Melchiori, che partecipò alle 5 giornate a Zara e vi fu arrestato, e passò poi al Fascismo veronese; il Fascismo bresciano, dopo un breve segretariato dell’ing. Paolo Scamoni, passa sotto la guida di Augusto Turati, reduce dalla guerra col petto segnato di azzurro.
E da allora si iniziò la organica e concreta costituzione del movimento fascista in tutta la provincia.
Fino ad allora il Fascismo era rimasto ristretto nella cerchia dei giovani bresciani e non aveva superato le mura della città, se non per costituire il Fascio di Lonato ad opera di Melchiori, e di Malusardi.
Nell’aprile uscì il primo numero del settimanale Fiamma, orfago fascista che sostiene le lotte nel nome del Duce e del Fascismo.
Il giorno 8 maggio del 1921 i comunisti bresciani organizzano un’imboscata al Ponte Mella ad una colonna di fascisti che è aggredita alle spalle. Rimane colpito mortalmente l’operaio Faustino Lunardini. Ma agguati e battaglie sì susseguono. Fu così che il Fascismo bresciano contò nelle sue fine numerosissimi feriti (Compagnoni Gino, Parenti Guido, Ortolani Paolo, Pitzalis Ottavio, Dugnani Clemente, Atlantico Ferrari, Domeneghini Lino, Frigerio Giovanni ed altri) e numerosi dovettero subire il carcere (Pini Lino, Sorlini Mario, Vecchia Pier Alfonso ed altri).
Le prime squadre d’azione si costituiscono nei primi mesi del 1921 e portano i seguenti nomi: «Lupi», «Disperata», «Me ne frego».
Augusto Turati è il Comandante dal 1920 in poi; prendendo il nucleo fiero organizzato da Alessandro Melchiori, lo porta sempre a nuovi trionfi superando difficoltà, ostacoli e diffidenze non indifferenti. Egli, tornato dalla guerra e lasciata la divisa di capitano decorato al valore, riprende il pugnale e il moschetto e con la parola persuasiva e forte di vecchio sindacalista, traccia la via della luce nella provincia di Brescia.

Giorgio Alberto Chiurco

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