Angelino Bozzi

Aspirante ufficiale Angelo Emilio Bozzi fu Ermenegildo da Meano (frazione di Corzano), provincia di Brescia. Nato il 2 ottobre 1893.
Caduto in combattimento il 29 ottobre 1915 nel tentativo di conquista del Torrione d'Albiolo.
Colpito sulla vetta, precipitava. Solo dieci anni dopo, il 17 agosto 1925, alcuni operai addetti al recupero del materiale bellico, trovavano i resti umani del giovane aspirante, affiorarti dal nevaio, e che venivano identificati da segni indubbi: l'orologio d'oro e il piastrino.



TORRIONE D'ALBIOLO
Guerra d'Alpini[1]


Il fatto d’armi che mi accingo a narrare, per cause imponderabili, in giuoco in ogni combattimento, non ebbe la ventura del successo. Tuttavia opino non inutile il toglierlo dall'oblio, a testimoniare quale spirito animava le nostre truppe e fino a qual punto fossero pervase della bontà della nostra causa.
Il 26 ottobre 1915 ordine improvviso di levare le tende. La 47a, lasciate Case Sozzine (alta Val Camonica), si snodava in lunga fila per sentieri di montagna.
Dopo sette ore di marcia, nel buio della notte fu raggiunta la Forcellina di Montozzo (m. 2617). Subito a montare la guardia ai piccoli posti, disseminati lungo la cresta della forcella.
Nella trincea di sacchi a terra, contro nemico distante cinquecento metri circa, occhi e orecchie attenti delle vedette accoppiate, fucili carichi, baionette inastate.
Durante i turni di riposo, pigiati in cinque nel minuscolo baracchino, un fuocherello invisibile al nemico, ogni tanto riscaldava le estremità intirizzite da dieci sotto zero. Al mattino, sorpresa nel ritrovare di sasso un pezzo di carne riposto nel tascapane il giorno prima.
Due giorni e tre notti trascorsero così, breve distanza dal paesello trentino di Pejo, che aveva la forza d'un richiamo, e a non molta dal Cevedale, dal Palon della Mare, dal Vioz, mete di ascensioni prebelliche.
La mattina del 29 ottobre ci ritrovò in marcia, diretti a Punta Albiolo (m. 2980), vetta scoscesa lì vicina, accessibile per una pista saltuaria. Appollaiata sulla cima c'era una nostra ridotta, vero nido di aquila, a tiro di cecchino, che fulminava gli aquilotti incauti nello sporgersi.
Oltre la vetta, congiunta a questa da una propaggine a lama di coltello, sorgeva un torrione, il Torrione d’Albiolo, uno di quei punti nevralgici che cambiano sovente di nazionalità. Ritornato austriaco a quel tempo, urgeva tentare la riconquista.
Si presentò, volontaria per l’azione, una squadra di artiglieri delle sottostanti batterie, comandata dall’aspirante Angelo Bozzi, rinforzata da altre due squadre di alpini, tra cui lo scrivente: in tutto quaranta uomini circa.
Con gli artiglieri comparvero nella zona i primi elmetti, mentre le prime bombe a mano, lenticolari, erano giunte poco prima,
L'azione, fissata per lo stesso giorno 29 ottobre, era collegata ad un'altra più vastia, con obiettivo Monticelli dal Passo del Tonale.
Mentre salivamo in vette, incominciò la nostra artiglieria. la preparazione dell'attacco al Torrione. Proiettili di grosso calibro (...illeggibile…) lando la cresta, quasi a sfiorarla, esplodendo sulle posizioni avversarie.
Alle quattro pomeridiane, cessato il fuoco, artiglieri e alpini uscirono, uno per volta, dallo stretto varco del reticolato dinanzi alla ridotta.
La nebbia occultava la vista più in là di pochi metri. Traversato di corsa, distanziati, un breve spazio nevoso battuto dal fuoco avversario, procedevano in fila indiana, su un’unica pista, verso il Torrione.
Il nemico opponeva accanita difesa. Lampi di shrapnells scoppiavano nella nebbia, mentre infuriavano le mitragliatrici, rigando l'aria coi sibili ritmici.
Giunti ad una stretta piazzola di neve, ecco nella nebbia fermi davanti a noi quelli che ci precedevano.
Il territoriale, pure volontario per l'azione, che trasportava a spalla il tubo di gelatina, fermo dinanzi a me, scaricava il fucile in direzione del Torrione, appoggiato al parapetto di neve della piazzola. Ad un tratto lo vidi reclinare, scivolare giù dal parapetto e fermarsi inanimato. Una pallottola alla fronte la aveva freddato.
La sosta sul passaggio obbligato incominciava a protrarsi. Nulla sapevamo di quanto avveniva in testa alla fila. Ci fu noto più tardi che l’aspirante Bozzi, alla base del Torrione, cadde colpito a morte, e che feriti furono quattro artiglieri.
Rimanemmo almeno per un'ora in quella posizione, sotto il fuoco sempre intenso, che la nebbia impediva di essere più micidiale.
Rammento accanto a noi un ufficiale parlare serrato al telefono da campo. Ci raggiunse il capitano.
Infine venne l’ordine di ritirarci, uno alla volta.
Il giorno dopo, stipati in una baracca fino all’inverosimile, gli ufficiali in un angolo, il capitano parlò:
— Chi di voi va fuori a recuperare i morti?
Tassani, il «sergente di ferro», volontario, rispose col comando:
—Volontari, in piedi!
Così, alla stessa ora dell’inizio dell'attacco del giorno precedente, uscimmo in quattro o cinque alpini per il recupero dei caduti.
Ancora nebbia. Silenzio regnava. Il ritrovamento e il trasporto della salma del territoriale fu facile. Era indurita per il gelo, le mani protese, come una statua, nell’atteggiamento in cui l’aveva colto la morte, Fu trascinata sulla neve. fino entro la ridotta.
Invece la salma dell'aspirante Bozzi non fu ritrovata. Si suppose precipitata in basso, oppure che l'avessero raccolta gli austriaci. (La salma, infatti, fu ritrovata (...illeggibile…) monte, e al nome del caduto fu intitolato un rifugio nella zona).

Cap. ANDREA ZANIBONI
(alias «Umberto Gardini»)



E morto tra il bianco delle nevi quando per lui la vita era tutta un sorriso. Aveva fatto olocausto del suo cuore alla Patria; una palla nemica glielo ha spezzato.
Vorremmo che la sua immagine restasse scolpita nella mente è nel cuore dei giovani italiani; dei buoni perchè ne andassero orgogliosi, dei pavidi perchè imparassero come per una grande idea si può coscientemente incontrare la morte.
Poche ore prima del sacrificio di sè, egli, con mano che non tremava, per quanto ragazzo, scriveva a una propria congiunta:
"Parto questa sera, cioè tra poco, volontariamente per una rischiosissima spedizione."
Dettava le sue ultime volontà, e riuniva in un mazzo, nel profumo di un ultimo bacio, tutti i suoi cari.
Egli ebbe la visione del martirio che andava ad incontrare, ne misurò con l’occhio sereno le ultime conseguenze, non tremò, non ristette, compì il dovere sacro che si era imposto: trovò la morte.
Un raggio di sole baci in eterno la fronte del giovane eroe![2]

in occasione dell'inaugurazione del rifugio del Montozzo a lui dedicato l'on turati inviò il seguente telegramma
"Alla montagna che vide Angelino Bozzi subliminarsi nell'impeto del sacrificio, e lo accolse nelle sue bianche braccia, gridate voi tutta la mia fraternità e la promessa di servire l'Italia in umiltà ed ardore"
Medaglia di Bronzo al Valor Militare (tramutata in Argento)
Offertosi volontario per partecipare all’attacco di una forte e difficile posizione avanzata nemica, Sì slanciava avanti fra i primi, cadendo mortalmente ferito.
— Montozzo, 29 ottobre 1915.

PIANTO
(Per Angelino Bozzi)[3]


Cattiva neve, tu me l’hai nascosto,
quando cadde ferito, il mio figliuolo.
I portatori l’han cercato tanto!
O neve buona. tu l’hai ricevuto
il dolce capo, e non gli hai fatto male,
quando cadde ferito il mio figliuolo.
Neve cattiva, i suoi lamenti hai spenti
nei tuoi silenzi, senz’alito d’eco.
O buona neve, l’hai udito quando
ha detto mamma. Perché ha detto: mamma!
Cattiva neve, l’hai morto di gelo
il mio figliuolo, il mio figlio ferito.
O neve buona, e tu l’hai dissetato
quando la febbre gli ha morsa la gola.
Neve cattiva, tu l’hai soffocato
e gli hai coperti i begli occhi di bimba.
O buona neve, tu gli hai chiusi gli occhi
e l’hai ravvolto nel bianco lenzuolo.
Cattiva neve, l’hai scarnificato,
carne della mia carne, o figlio bello.
Neve buona, hai serbato il suo piastrino,
quando la sua bellezza era perduta.
Neve cattiva, l’hai portato via
per dieci anni alla madre, il suo figliuolo.
Buona neve, per me l’hai custodito
dieci anni, che lo potessi baciare.
Neve color dei miei capelli, neve
cara, discendi ora sulla mia tomba.

MILES


Bibliografia

• [1] L'alpino, 1 aprile 1939
• [2] Brixia (più F)
• [3] Nuova Antologia rivista di lettere, scienze ed arti - 1928
• Corriere della Sera, 26 agosto 1928
• Corriere della Sera, 18 settembre 1928
• Istituto del nastro azzurro
Il torrione d'albiolo su it-au-1915-1918.com
la guerra sull'uscio di casa

note:
per approfondimenti vedere ROSSI E. - VIAZZI L. Museo Valligiano della Guerra Bianca sull'Adamello. Temù, Centro Studi Valcamonica, 1975 (Con l'inedita testimonianza di Giuseppe Bazzaro: "29 ottobre 1915: la verità sul combattimento al torrione d'Albiolo e sulla morte di Angelino Bozzi")

Commenti

  1. Chierchia Francesco 27° RAPS4 maggio 2024 alle ore 23:01

    Angelino Bozzi...non era alpino, ma Artigliere da campagna del 27° Reggimento Artiglieria /2° gruppo , Caserma Seriate (Bergamo) (ex Lazzaretto)

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    1. Nell'articolo infatti viene indicato come Aspirante Ufficiale di Artiglieria.

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