“Frate ignoto” - Arturo Mercanti


Arturo Mercanti di Michele ed Elena Taveggia, nato a Milano il 15 aprile 1875. Residente a Calcinato, paese natio dei genitori.
Nel 1936, 60enne, partecipò come volontario alla campagna d’Etiopia. Morì a Les Addas il 6 luglio 1936 durante un attacco al convoglio sul quale viaggiava (ferrovia Addis Abeba-Gibuti).


Zalalaca - ossia il casello al km. 42 - La battaglia attorno al treno deviato
Come è morto Arturo Mercanti


[...] Uscito dalla stazione degli Addàs, il treno gira dal piede della più prossima delle colline, sulla destra. [...] - Ecco l'interruzione telefonica, Il Seniore Costa ha dato l'avviso dai pali infatti, lungo la ferrovia, pendono tagliati i fili: tre, quattro campate, ancora.. Non fo a tempo a contare per quante campate, da un palo all'altro, si prolunghi l'interruzione. Daì due lati della linea ferroviaria, improvvisa, scoppia la fucileria: rabbiosa, mordente: e via via s’infittisce.
- Ci siamo.[...]
Vediamo sorgere dalla campagna, per le pieghe del terreno ondoso, uscire dai tucul, vicini e lontani, accorrere, gruppi di abissini armati. Altri ne vediamo appoggiati lungo la linea, dietro gli alberi, fra l’erbe alte; qualcuno persino nel fossetto che fiancheggia il rilievo della massicciata; e altri ancora addirittura s’avventano verso il treno, come per tentare di saltare sopra.
Il fuoco s’intensifica, diventa tempestante. Le pallottole fischiano e miagolano da tutte le parti, schioccano trapassando il legname dei vagoni e contro l’armatura di ferro, sforacchiano, stridule le lamiere. Dal treno, i Carabinieri, e ognuno che disponga di un’arma, risponde al fuoco.
Dall’ultimo vagone entra in azione la mitragliatrice: le sue scariche, intermesse quasi in cadenza, sovrastano l’altro frastuono della sparatoria.
Vediamo cadere parecchi degli assalitori; qualcuno che si risolleva faticosamente, incespica, ricade, si trascina; qualcuno che non si risolleva più. [...]
Ce n’è sono un bel numero [...] troppi. Alcuni sono anche armati di lancia. [...] Il treno ha accelerato la corsa; il macchinista ha dato il tutto vapore. [...] A un tratto, un urto formidabile, come se il treno fosse andato a sbattere contro un ostacolo incrollabile; un cozzare e un tuono e uno strepito di ferramenta percosse e sforzate, e di legname spaccato, uno sconquasso e un fracasso unici. E siamo fermi.
Siamo fermi; in mezzo al tempestare della fucileria, che pare moltiplicata [...] . La locomotiva col tender, è sbalzata dai binari; e appena si intravede, tra getti di bianco vapore e fumo oscuro. [...]. La locomotiva, deviando, è caduta giù dalla massicciata, diagonalmente, e s’è affondata e incastrata con tutte le ruote del terreno molle della campagna [...] hanno tagliato la linea [...] hanno tolto due o tre campate di rotaie [...].
La gragnuola delle pallottole ci avverte che, se continua così, la cosa non andrò molto per le lunghe. E poi, ora, gli abissini muovono decisamente all’assalto.[...].
Da ogni parte, tutt’intorno, imperversava, la fucileria abissina. Dal treno rimbombavano le moschettate dei Carabinieri. [...]

Arturo Mercanti



Il Tenente-colonnello Arturo Mercanti era sceso, con gli altri ufficiali, dal loro vagone, subito dopo il deviamento del treno. E s’era spinto per un breve tratto, da lato del casello, verso il nemico attaccante, sparando pistolettate. Due o tre Carabinieri, mi pare, l'avevano seguito, quei pochi passi. Non ho capito bene quale fosse il suo intento, in quel movimento; ma ho la sensazione che il suo spirito risoluto, bersaglieresco, lo trascinasse quasi a tentare un contrattacco. Evidentemente si convinse subito che non era Il caso, troppo enormemente sproporzionate le nostre forze, in confronto del numero degli assalitori. Forse egli aveva creduto, in un primo momento, di avere di fronte una banda di predoni; ma dovette riconoscere che, predoni o che altro, si trattava d’un trecentocinquanta o quattrocento armati, che ci circondavano, alle minime distanze; mentre noi disponevamo, sl e no, d'una trentina di moschetti e di qualche pistola, oltre alla mitragliatrice della scorta: quella mitragliatrice!
Tornò indietro, e montò sul vagone del Carabinieri. Chissà perché! Perchè c'è un destino prescritto, a ciascuno. Ho la scena negli occhi, se li chiudo, il vagone merci coperto, grigioferro; e il portello centrale tutt'aperto. Vagone e portello, esattamente di faccia a me: in quanto io mi appoggio con le spalle al muro del casello, sull'angolo, a una distanza di due metri, due metri e mezzo dal vagone stesso, cioè la larghezza del marciapiedi, che corre lungo la facciata del castello, tra questo e i binari. Il fuoco nemico, com'ho detto, viene da tutte la parti, poiché siamo completamento circondati; quindi il riparo del casello, co' suoi muri in pietra, alle mie spalle, e davanti a quei che mi fronteggiavano dal vagone, risulta menche relativo, anzi pressochè nullo; e non soltanto per il semicerchio scoperto, di là dal treno, donde anche più s’accanisce l’attacco nemico, e più intenso il fuoco; ma per largo raggio di quest'altra stessa parte, per i tiri che arrivano diagonali, dai due lati del casello, e quelli tangenziali alla facciata, che ne arrivano di qua e’ di là, e s’incrociano fra il casello e il treno. Un pandemonio di fucilate, tra avversari e nostre.
C’è un soldato, mi pare, del Genio, in piedi sui vagoni, contro lo stipite del portello, di qua, che spara; c’è un Carabiniere, in ginocchio, contro l’altro stipite, che spara; e un altro Carabiniere, in piedi dietro questi, che spara sopra la sua testa. Sparano diagonalmente, nel settore che si allarga davanti a loro, tra il proseguimento del treno, verso la locomotiva deviata. e l’angolo del casello contro cui m'addosso io: i loro colpi mi rasentano, cioè rasentano quest'angolo del casello: quasi sento la vampata e la tonante esplosione sul capo e la faccia.
Mercanti, lui, è dritto in piedi, al centro del portello, tra il soldato del Genio, da questa parte, e i due Carabinieri, dall'altro fianco, Campeggia con eretta l'alta membruta persona, nell'inquadratura del portello, come nella cornice oscura di un quadro; e i maschio volto e composto a gravo, come d'uomo che ha coscienza intera d’un’ora solenne. I baffoni grigi spiccano sul colorito abbronzato ella pelle; gli occhi, color di chiaro acciaio, mostrano un’espressione acuta di sdegno e di fierezza.
Spara ancora con la pistola. Poi, dal suo gesto dispettoso, capisco che ha finito il caricatore, che non ha altri colpi. Si ritrae; e subito si riaffaccia, con un moschetto in mano, che si deve essere fatto dare da uno dei militari, nel vagone. Mira, studiosamente, e spara. Ricarica, mira, e spara. Sta ricaricando; e vedo che ha un sussulto subitaneo e violento, come colpito in mezzo allo stomaco, da un tremendo pugno. Un attimo, che si tiene dritto; e il moschetto gli scivola dalle mani; e lui gira su se stesso, accasciandosi, e piomba giù, sul pavimento del vagone.
Era stato colpito sotto la mammella sinistra, sotto i nastrini delle decorazioni, e quella d’argento al valore, e i distintivi delle due promozioni per merito di guerra, e l’emblema d’oro dell'aquila, di pilota militare: esattamente al cuore. Mormorò, mentra cadevana:
Aiutatemi.. Dio..
Così è morto il Grand’Ufficiale Arturo Mercanti, Tenente-colonello dei Bersaglieri.

MARIO BASSI
LA STAMPA - Ottobre 1936-XIV



https://www.movm.it/decorato/mercanti-arturo/

Alla famiglia del gr. uff. Arturo Mercanti è pervenuto dal generale Frusci il seguente telegramma:
«A nome Corpo indigeni della Somalia esprimo profondo dolore perdita colonnello Mercanti che fu soldato valoroso ed entugiasta, prezioso collaboratore, caro camerata. Prego accettare condoglianze ufficiali intero Corpo e mie personali.

Generale Frusci


Medaglia d'oro al valor militare
«Volontario in A.O. quale comandante dello scaglione rifornimenti di una colonna operante su Harar, forgiava e guidava uomini e macchine sulla via dell'assoluta dedizione, conseguendo risultati mirabili per la sua perizia e col suo esemplare, perseverante coraggio. A vittoria conclusa passeggero di un treno che numerosissima banda ribelle aveva fatto deragliare per assalirlo con feroce accanimento, partecipava animosamente alla strenua difesa degli atterriti viaggiatori; e, imbracciato il fucile, cadeva nel generoso tentativo di spezzare il micidiale cerchio nemico.
Fronte Somalo, aprile - maggio 1936, Les Addas, 6 luglio 1936.»

Medaglia di Bronzo al valor militare
«Guidava brillantemente la sua sezione mitragliatrici fin sulla posizione di partenza per l’attacco, sotto ininterrotto e violento bombardamento nemico. Ferito da schapnel ad una coscia, dava esempio di fermazza non lasciando il suo comando, nonostante le rupetute insistenze dei superiori, se non quando le peggiorate sue condizioni fisiche ve lo costrinsero. Esempio mirabile di coraggio, abnegazione e di alto senso del dovere.
Quota 88, Monfalcone - 6 agosto 1916»

Medaglia di Bronzo al valor militare
«Chiesta ed ottenuta l’autorizzazione, assunse in assenza del titolare, il comando di una sezione di bombarde da 58-A, rendendo impossibile così, con l’opportuno e violento intervento del suo fuoco, l’attacco del nemico. Malgrado l’intensità del bombardamento avversario, che più particolarmente aveva preso di mira i suoi pezzi, e che gli aveva causato la perdita di quasi tutti i serventi, mantenne il comando della sezione con Perizia e valore, dimostrando eccellenti doti di fermezza di carattere. Già distintosi Precedentemente nel soccorrere e trasportare in antomobile sotto violento fuoco nemico numerosi feriti.
Vermigliano, 14 luglio 1916.»

IL TELEGRAMMA DEL DUCE
«La fine eroica di Arturo Mercanti ha coronato la sua vita di ardimento di iniziativa e di battaglia. lo lo ricordo mio primo collaboratore per la rinascita dell'ala italiana. Il suo esempio di volontariato a sessant'anni è superbo e ammonitore.»

NOTE:
Nel 1919 organizzò il Gran Premio d'Italia a Montichiari per poi spostarlo nel 1921 a Monza. Decisione mal vista dai bresciani. Per questo partecipò alla mille miglia sotto lo pseudonimo di «Frate Ignoto» suggeritogli da D'Annunzio

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