Amedeo De Rege Thesauro


Il 2 febbraio 1936 a Malga Guba cadeva in combattimento il capitano dei Lancieri Aosta, Amedeo de Rege Thesauro.

[...] era entrato giovanissimo nell'Esercito e nel 1928, dietro sua domanda, era stato trasferito in Somalia dove rimase sei anni compiendo viaggi di esplorazione nell'interno e guidando tra l'altro una carovana fino ad Addis Abeda.
Rimpatriato nel 1934 fu ufficiale d'ordinanza del generale Testa comandante la Divisione Leonessa a Brescia, ma poco dopo, superando ofni difficoltà, lasciata la consorte con tre bambini, ottenne di essere inviato ancora in Somalia raggiungendovi due suoi fratellli di cui uno tenente nel Lancieri Aosta, l'altro residente civile a Mogadisco.
Nelle azioni lungo il Canale Doria, culminate con la gloriosa conquista di Neghelli, lo squadrone motorizzato comandato dal capitano De Rege si era segnalato per ardimento e valore, tanto da essere citato, come si ricorderà, nel comunicato n. 115 con le parole:
«Nei corso del combattimento uno squadrone motorizzato dei Lancieri si è particolarmente distinto».
Il valoroso Caduto, che era stato tra l'altro tra i primi squadristi vercellesi è stato proposto per un'alta ricompensa.

CdS febbraio '36


COME CADDE A MALCA GUBA
il capitano De Rege


Lo stesso giorno della conquista di Neghelli, 20 gennaio dell'anno XIV, le nostre truppe, guidate dall'intrepido gen. Bergonzoli, inseguivano gli ultimi resti dell'armata di ras Destà Damtù, fuggito a precipizio sin oltre Uadarà.

Il 23 mattina una nostra colonna, dopo breve scontro, raggiungeva questo villaggio preparato a difesa, dov'erano magazzini, armi, munizioni ed un ospedale da campo svedese. Raccoglieva bestiame, faceva prigionieri e la sera del 26 rientrava a Neghelli.

Attività senza posa


Ma la nostra attività non sostava, il 28 dello stesso mese, i gen. Bergonzoli era alla testa di un altro Distaccamento così composto:

• III Gruppo mitraglieri appiedati «Aosta» (primo capitano Di San Marzano),
• X Battaglione arabo-somalo (ten. colonn. Fumagalli),
• Batteria autotrainata (capitano Santoro),
• Sezione autoblindo (ten. Pinna).

I primi raggi del sole raggiungevano, il 29 gennaio, la colonna in marcia oltre Neghelli, mentre costeggiava il bosco che si stende verso occidente. Attraverso alcuni uadi secchi, per una discreta strada, il Distaccamento risaliva un'altura ricoperta di ricchissimi boschi, quindi bruscamente scendeva sino alla quota media di m. 600 nella regione di Malca (ossia: beverata) Guba.
Gli autisti in quest’ultimo tratto hanno vinto una delle lora solite battaglie. Il paesaggio è cambiato, perché dalla verde vallata di Neghelli, il Distaccamento è sceso in piena boscaglia somala. Lontano si stende, a perdita d'occhio, l’altopiano, a larghe, lente ondulazioni, turbate dall’improvviso adergersi di poderose alture.

Verso le 17 è raggiunto il Dana Parma, uno dei corsi d'acqua che, confluendo a Dolo, formano l Giuba, il grande fiume africano di Bòttego eroico, ed il Distaccamento s’accampa all'ombra di grandi piante del tamarindo.

La mattina del 30 viene tentato il guado, ma risulta impossibile superarlo: l’8o Squadrone scende dagli autocarri, guada il fiume e costituisce una specie di testa di ponte, mentre una Compagnia di ascari ti spinge avanti in ricognizione. Un po’ di sparatoria, ma in complesso nessuna resistenza, però tracce evidenti di accampamenti nemici. Sono stati catturati alcuni prigionieri, tra i quali una di quelle povere donne che seguivano, come serve, le truppe. Si viene a sapere che nei dintorni s’aggirano grossi nuclei di armati.

Intanto gli autocarri, con l'aiuto dei dovunque della Batteria, cominciano a guadare il fiume sulla massicciata che le truppe vanno faticosamente costruendo.
Cosi le autoblindo potranno raggiungere nel meriggio del 31, l’instancabile gen. Bergonzoli, che con il Battaglione arabo-somato compie una ricognizione ai pozzi di Uacille, sulla strada di Mega.
In Quei pressi, il giorno seguente, disperderà combattendo, nuclei abissini che s'erano rintanati entro gli stessi pozzi.

Il plotone fucilieri del 7° squadrone va, con altri elementi della stessa unità, in ricognizione ai pozzi di Dib Dib.

Alla Malca Guba la giornata trascorre tranquilla: i soldati si ristorano bagnandosi nell'acqua del Daua che gli indigeni dicono stare dolce come latte cammella, «Caronte» (questo è il nome subito dato al rematore parese) va su e giù pel traghetto con l'imbarcazione trovato sul posto.

Nel verde paesaggio, tranquillità completa, Eppure il Distaccamento si trova in pieno territorio abissino, a 300 km. circa da Dolo, a meno di 100 da Mega. Ed a poca distanza sono gli armati nemici.

La mattina del 1° febbraio il gen. Bergonzoli rientra con la sua gente: nel pomeriggio egli è di bel nuovo aî posti avanzati, in rapida ispezione,

La mattina del 2 febbraio, giorno di domenica, i soldati ascoltano la Messa al campo.

Alle 15, muove la colonna organizzata dal gen. Bergonzoli, composta dai plotoni fucilieri del 7° e del 9° squadrone e da un plotone mitraglieri del Battaglione arabo-somalo. Il capitano Donato De Rege Thesauro, volontariamente assume il comando dei plotoni di Lancieri. Le restanti forze dei due squadroni si portano più a valle, e con le autoblindo si dispongono a semicerchio, per tagliare la via ai fuggiaschi che tentassero di salvarsi attraverso il fiume.

Il combattimento


Alla Malca, rapidamente scende il tramonto affocato. Si attende, da un momento all’altro, il ritorno del Distaccamento. Ad un tratto, il silenzio è rotto dal rumore d’una macchina che s'avvicina veloce: a bordo vi è un ferito dello stesso seguito del generale, il quale dice che i nostri sono stati assaliti sulla via del ritorno.

Due compagnie arabo-somale, già hanno lasciati i fuocherelli dove fanno bollire il «ciai» e son corse agli autocarri. L’ordine dì partenza è seguito dall’attuazione con rapidità prodigiosa. Intanto tutto il X Battaglione passa sulla sponda destra, e segue il movimento.

A notte alta, giunge un autocarro col sottotenente Petrucelli, che reca la prima dolorosa notizia: De Rege è caduto da soldato di razza, fronte al nemico. L’ufficiale reca devotamente, come una reliquia, il casco del capitano, bucato all’altezza della nuca. Tutti tacciono: in linea coi «Lancieri di Aosta» è il fratello dell'eroico Caduto.

Al traghetto, la parata argentea luce della luna, è rotta dal saettare dei fari delle automobili. Giungono le autoambulanze col carico pietoso. I feriti hanno un contegno veramente ammirevole. Gli Ascari sembrano insensibili al dolore; un «muntaz», colpito ai due polpacci, quasi ricusa ogni aiuto, né vuole sedersi, dicendo che «non stare niente». Un altro ascaro ha avuta la fronte passata da parte a parte da un proiettile: i dottori gli danno poche ore di vita. Riuscirà invece a resistere, e poi guarire.

Tra le braccia dei compagni d’armi, sono calati i gloriosi morti: il capitano De Rege, il brigadiere dei Carabinieri Cola (NdR Pietro Cola), il lanciere Baldi.

La piccola colonna aveva provveduto alla ricognizione inoltrandosi molto a valle per la strada aperta dai plotoni avanzati del l’8° squadrone, Non aveva trovato che recenti tracce d’accampamenti. Ma durante il ritorno, ad un'ansa del Daua, dominata da un'altura che stringeva la strada in angusta stretta, il generale era sceso dalla macchina e s'era affacciato versa la riva: subito gli armati nemici avevano sparato su di lui. Rapidamente imbastito il combattimento, i nostri più avanzati erano penetrati audacemente nella stretta, facendo fuoco quasi a bruciapelo sugli abissini. Alle prime fucilate, erano stati colpiti il sottotenente Zaccagnini ed il lanciere Longoni: l’ufficiale continuerà a dare ordini ed a combattere sino alla fine della fazione, il soldato ne segunirà l’esempio. Dall’altura gli abissini, appiattati tra i sassi, continuano a sparare sui nostri con precisione.

L’eroica fine


Il capitano De Rege avanzava alla testa del suoi uomini, che trascinava con l'esempio e la parola. Per meglio osservare, s'era arrestato un istante, in piedi, sempre, presso un termitaio . Stava per lanciarsi all'assalto coi pochi uomini che l'avevano raggiunto, quando un caporale del suo squadrone lo avvertiva di stare in guardia. il capitano rispondeva domandando di dove ora sparassero. E nel dire questo, per vedere coi suoi occhi si spostava di un mezzo passo, quanto bastava perché gli abissini che già lo avevano visto e l’attendevano con l’arma spianata, potessero colpirlo.

Intanto gli arabo-somali avevano guadagnato quota e postata la mitragliatrice. Dal rovescio, i lancieri già minacciavano gli abissini che, di fatto, si dileguavano. Così finiva l’imprevisto, rapido, violento combattimento. Gli stessi rinforzi, volati ad appoggiare i compagni d’arme impegnati, giungevano quando gli ultimi difensori erano per sempre inchiodati sui loro appostamenti.

Furono contati 75 morti abissini, un’assai ricco bottino d’armi e di munizioni venne raccolto.
Ed anche ritrovato un elmetto con fregi e bordatura d’oro, che si disse esser quello del ras Destàl.

L’indomani, aveva inizio il ritorno. All’altezza dei pozzi di Dib-Dib un gruppo di Borana saluta romanamente. La sera, sosta ai pozzi di BUll-Bull: tramonto grandioso, notte serena, cielo cosparso d’innumeri stelle, poi voci diverse nella sonora notte africana. Alla primissima alba, tutte le creature ripetono l’inno di gioia al sole che rinasce.

* * *


Appena una anno è trascorso mentre parlo col bravo tenente Mario Rossi dei «Lancieri di Aosta», che fu a Neghelli ed a Malca Guba coi suoi prodi mitraglieri, ammirevoli per l’anima gioconda con il quale compirono scrupolosamente il dover loro.

Appena un anno. E l’impero è un fatto compiuto, assoluta la sicurezza nelle regioni pacificate dalle nostre armi, che proprio di questi giorni il Vicerè Graziani ha attraversato senza sosta, tra le ardenti acclamazioni delle Cabile.

Gli eroi che segnarono col loro sangue le tappe della romana conquista, nell’immensità dell’Africa montano l'eterna scolla per la grandezza dell’Impero.

Carlo Fettarappa Sandri
Pd’I Febbraio ‘37


I MItraglieri di “Aosta” nella Campagna Italo-Etiopica

L’operazione sul Neghelli



[...] Le operazioni ebbero il loro consolidamento fra il 21 ed il 29 gennaio, sempre per opera degli squadroni cavalieri.

In essa trovò la morte il capitano De Rege Thesauro. meritando la medaglia d’oro. Nel suo sacrificio si sintetizza il valore personale di coloro che, vivi o morti, nulla hanno tralasciato pel successo e si sublima il sacrificio di chi ha concorso a dare, alla cavalleria nuova, giusta ragione di fierezza, all’Italia, ancora gloria.

[...] Nel pomeriggio del 2 febbraio una colonna composta di due plotoni di lancieri di «Aosta» un plotone arabo-somalo, comandata dal generale Bergonzoli, si spinse circa 8-10 chilometri sulla sponda destro del Daua, alla ricerca di un nucleo avversario che informatori avevano segnalato forte di circa 500 armati e abilmente nascosto fra i roccioni fiancheggianti il fiume. Esplorata minutamente la zona il nemico veniva finalmente avvistato e il generale Bergonzoli ordinava al capitano De Rege, che aveva assunto volontariamente il comando della colonna, d'attaccarlo.

Gli abissini, in numero preponderante e favoriti dalle difese naturali del terreno, resistettero disperatamente; il momento era estremamente critico ma da Malca Gulia giunsero rinforzi di lancieri e di ascari e, dopo alcune ore di accanito combattimento, il nemico fu volto in fuga. Si contarono sul terreno 75 morti. Il bottino fu abbondante; fra l'altro furono rinvenuti indumenti personali di ras Destà, compreso il casco coloniale coi gettoni d'oro e di porpora, gradi corrispondenti al suo rango.

Il capitano De Rege, mentre alla testa dei suoi lancieri affrontava risolutamente l'avversario, cadde da prode colpito in fronte da una pallottola nemica.
Gli fecero degna corona il lanciere Baldi Luigi che, ritornato all'attacco, dopo aver raccolta e portata al sicuro col concorso di altri lancieri, la salma del capitano, cadde colpito da sei pallottole, ed i lancieri Rinaldi Giuseppe e Loretta Tommaso.
Restarono feriti: il sottotenente Zaccagnini che, colpito prima ad una gamba continuò ad avanzare, incitando i suoi lancieri; ferito una seconda volta al braccio, trovò la forza di lanciare ancora una bomba; il caporale Rinaldi Adolfo ed i lancieri Lucchese Pietro, Longoni Giovanni, D'Onofrio Ugo e Lippi Giuseppe; tutti si comportarono valorosamente.
Fra coloro che rimasero incolumi si distinse in modo particolare il cap. magg. Pedersoli Evaristo che destò l'ammirazione del generale Comandante e tu decorato al valore.

Raggiunti ormai tutti gli obiettivi prestabiliti, il giorno dopo la colonna iniziava il ritorno e, dopo aver pernottato ai pozzi di Bui Bul, rientrava a Neghelli nel pomeriggio del 4 febbraio. Sul primo autocarro, ricoperto dalla bandiera tricolore, erano le salme del capitano De Rege e degli altri caduti, alle quali venne data degna sepoltura a Neghelli.

Più tardi ad un fratello del capitano, sottotenente nel gruppo «Aosta», il generale Comandante della colonna espresse le sue condoglianze, ed ebbe parole di nobile esaltazione per il magnifico sacrificio del congiunto.

II sottotenente s'irrigidì sull'attenti e rispose semplicemente: Signor generale noi siamo tutti una famiglia di militari. (Il loro padre tu già comandante del reggimento Aosta durante la guerra italo-austriaca).

Alla memoria del valoroso capitano De Rege, venne decretata la medaglia d'oro al valor militare, sul campo .

Il generale Graziani segnalava al Ministero delle Colonie la perdita del capitano De Rege col seguente telegramma:
«Due corrente mese, di ritorno da una ricognizione eseguita sulla destra Dana, comandante colonna avvistava, su una collina a circa nove chilometri da Male. Guba, nuclei abissini, disponeva che capitano De Rege, il quale volontariamente aveva assunto comando compagnia scorta. attaccasse nemico. Compianto capitano nel dirigere attacco avvolgente contro avversario, arditamente portavasi testa reparti dipendenti, precedendo tutti. In questo momento veniva fatto segno a colpi di fucile armati nemici. che bene occultati erano rimasti spalle nostre. Mentre capitano De Rege affrontava risolutamente nuclei avversari, disperdendoli, cadeva colpito da una fucilata alla testa. Contegno ufficiale brillante ed eroico. Ne premio memoria con medaglia d’argento sul campo» (commutata poi in medaglia d’oro).


Primo Orsini
Maresciallo dei Lancieri di Aosta.
Rivista di cavalleria p127, anno ‘37


Medaglia d'oro al valor militare

«Assunto volontariamente il comando di uno squadrone che scortava il comandante di una colonna in ricognizione lungo il Daua, attaccava decisamente un forte nucleo di nemici avvistati su di una vicina collina, portandosi in testa ai suoi uomini e trascinandoli all’assalto con l’esempio e con la parola. Fatto segno ad aggiustato tiro di fucileria di elementi abissini che sparavano sul tergo del reparto, li affrontava coraggiosamente e risolutamente con pochi uomini riuscendo a disperderli. Durante il combattimento cadeva da prode, colpito da una fucilata alla testa. Malca Guba, 2 febbraio 1936.».

Malca Guba, 2 febbraio 1936-XIV

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