LA MORTE A COGULL DELLA MOVM FAUSTO BECCALOSSI

26 dicembre 1938

Sottotenente Beccalossi Fausto fu Felice e fu Tagliani Maria, nato il 25 ottobre 1915 a Cellatica, morto il 26 dicembre 1938 a El Cogull nella Battaglia di catalogna; sottotenente 1° reggimento fanteria «Littorio». Fu segretario del fascio di Cellatica.
Laureato in giurisprudenza nell’Ateneo di Milano, fu ammesso al corso allievi ufficiali di complemento nella Scuola di Moncalieri nel novembre 1933. Promosso sottotenente prestò servizio di prima nomina nel 77° reggimento fanteria dal marzo all’aprile 1935. Funzionario della Banca d’Italia nella sede di Brescia. Nel 1937 partì volontario per la guerra di Spagna col grado di tenente Legionario della Divisione Littoria (9 Compagnia, 3.o battaglione) nelle camicie nere.




Dopo la pazzesca e disperata controffensiva rossa nella zona di Tortosa, conclusasi con un nuovo ed irreparabile disastro, Franco intuì la necessità di sfruttare prontamente il collasso morale dell'avversario e di giocare la carta decisiva.
In poco più di un mese, il miracolo della perfetta riorganizzazione dei vari reparti e della imponente preparazione logistica, fu un fatto compiuto.
Il 23 dicembre 1938, il Caudillo diede l’ordine di attacco.
Di sorpresa, senza preparazione di artiglieria, ebbe così inizio la grande azione che doveva avere per epilogo lo sfacelo delle armate rosse e la loro resa a discrezione.
Sulla ristretta ed angusta testa di ponte di Xeros, tra Lerida e Fraga, sì attestava la divisione «Littorio» con ai fianchi, le «Frecce» e la «Navarra».
Gli obiettivi da raggiungere a qualunque costo e con la massima celerità erano precisi e facevano parte di un piano di manovra arditissimo quanto geniale.
Per vie diverse, le truppe franchiste, con simultaneo e sincronico sforzo, dovevano convergere su Barcellona.
Ai legionari italiani fu affidato un compito di particolare importanza e responsabilità perché si sapeva che su quel settore, estremamente delicato per la difesa di Barcellona, i rossi avevano apprestati formidabili sistemi di massima resistenza.
Sintetizzando: la divisione Littorio, assecondata alle ali dalle Freccie e dai Navarrini, doveva in un primo tempo allargare la testa di ponte di Xeros e spingersi sulla direttrice di Cogull. Qui giunta, doveva di forza superare le prime colline e lo sbarramento di Monte Fosca, facendo così crollare tutto il sistema difensivo rosso imperniato sul massiccio del Monserrato.
Per il successo di una simile impresa, Franco era sicuro di poter contare sull’impeto, ardimento e spirito di sacrificio dei legionari e dei loro comandi.
Durante i giorni 23 e 24 dicembre, i combattimenti che si svolsero sulla via di Cogull assunsero toni di alterna asprezza: ma le resistenze furono fiaccate con lievi perdite.
I rossi, colti di sorpresa, vista l'impossibilità di tenere le posizioni, si ritirarono ed attestarono a Cogull.
E qui, attraverso un'imponente schieramento di artiglieria leggera e di mitragliatrici, protetti da solidi trinceramenti e casematte in cemento, organizzarono ed opposero la prima fierissima resistenza.
Coperti, ben piazzati e armatissimi, contro un'’avversario che doveva necessariamente avanzare ed attaccare allo scoperto e in terreno pianeggiante, i rossi confidarono di poter arginare e ributtare la celerissima avanzata dei legionari che in due giorni di combattimenti, senza concedersi tregua e riposo, avevano percorso i trenta chilometri che dividono Xeros da Cogull.
La mattina del 25 dicembre, giunse l’ordine di occupare il paese.
Un terribile fuoco incrociato si abbatté sui primi animosi.
Ripetuti e cruenti tentativi si concludono con molte e dolorose perdite. Si fanno intervenire i mortai. Nelle prime ore del pomeriggio, il capitano Lombrassa (ora Commissario alle migrazioni interne), magnifica tempra di squadrista e decoratissimo combattente, spinge l'azione verso la fase risolutiva.
Raccoglie i suoi uomini, e primo tra i primi si lancia in un disperato assalto. Cade ferito, crivellato di colpi. I suoi arditi, strisciando al suolo, piombano sui trinceramenti rossi e con le bombe a mano ne snidano i difensori. È un massacro. Pochi si salvano fuggendo per i sentieri della retrostante collina.
Alle ore 17 Cogull è saldamente occupata. I legionari però hanno pagato un largo tributo di sangue.
Ma non si dorme sugli allori.
All’alba del 26 si decide di attaccare il saliente collinoso che mena a Monte Fosca.
Del 1.o reggimento della Littorio, il 2.o battaglione viene schierato al centro. Al 1.o ed al 3.o battaglione si affida il compito di raggiungere per primi la cresta, con simultanea avanzata ai due fianchi. Azione a morsa.

26 dicembre 1938 - Il martirio

Il comando della 9.a compagnia del 3.o battaglione, già tenuto da Lombrassa, viene assunto da Cacciani. Sono con lui, Ponticelli, Vitti e Fausto Beccalossi di rincalzo.
Si accoda il tenente Squarcia con la sua batteria di mortai. Ma l'ordine è di non sparare. Agire in silenzio e di sorpresa. Si deve raggiungere una baita, posta in uno spiazzo erboso oltre la cresta.
Anche i rossi adottano la stessa tattica. Persistono nel silenzio anche quando gli uomini di punta dei due battaglioni, per opposte vie, raggiungono la sommità.
Ma non appena i legionari si spiegano a ventaglio per avanzare e scandagliare il terreno, li investe una improvvisa infernale raffica di fuoco. Le mitragliatrici rosse, annidate ai fianchi della baita, falciano senza pietà.
Cacciani ha un braccio sfracellato dalla mitraglia, Vitti ha la stessa sorte. Ponticelli è fulminato.
Fausto Beccalossi, di fronte a quella ecatombe di prodi, interviene con i suoi uomini e parte all’assalto. Due palle lo colgono alla coscia. Non si arresta. Incuora, e il suo grido è: «Avanti! Avanti! Viva il Duce!».
Viene raggiunto da una seconda raffica, ma si regge ancora in piedi e trascina il suo reparto con indomito eroismo.
La baita è ormai vicina: ma la mitragliatrice rossa con una sventagliata che non perdona, per la terza volta, lo coglie in pieno petto. Il suo cuore buono e generoso ha cessato di battere!
Sopraggiunge il 2.o battaglione, e il tenente Squarcia nella impossibilità di impiegare i mortai, si unisce con i suoi e partecipa all'ultima vittoriosa fase dell'azione.
In questa superba gara di sacrifici, la resistenza rossa è stroncata. La via di Monte Fosca è spianata.
La sera stessa andai a rendere omaggio alla salma di Fausto Beccalossi, a me carissimo.
Coperta da un telo, attendeva onorata sepoltura. Accanto giaceva Squarcia, anche lui con la giubba tutta sforacchiata.
Alzato il telo che copriva il suo volto, composto e sereno. La sua bocca era atteggiata ad un sorriso di mistica beatitudine.
MI inginocchiati. baciai la sua fronte gelida e pregai, pregai con un fervore di cui non mi sarei creduto capace.
Il mio pensiero volò vicino alla sua adorata e santa mamma, ormai sola al mondo, senza il suo Fausto, suo unico grande amore. unico scopo e ragione della sua vita!
Mi sovvenni di Castelseras. quando Fausto, ferito una prima volta dimentico dello strazio della sua carne, era tormentato dal timore che la notizia potesse giungere a mamma sua e che Ella ne potesse soffrire!
E ora? Ora che Fausto Beccalossi con il suo sublime sacrificio ha onorato il Fascismo e la ferrigna Terra bresciana che gli diede i natali ricongiungersi alla gloriosa Reoria dei più puri Eroi di un'Idea, sì attende che la proposta di medaglia d'oro abbia sollecita esecuzione, e consacri e ricordi ai venturi il suo gesto.
Solo così, sarà reso adeguato onore alla sun benedetta memoria solo così si potrà forse addolcire un silenzioso, grande dolore che non conosce conforto.

Cesare Beretta Facanoni


MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE
“Ufficiale arditissimo comandante di un plotone di rincalzo, durante un improvviso violento contrattacco nemico, avuto sentore che altra compagnia del suo battaglione era attaccata da forze superiori, accorreva di iniziativa in suo soccorso, trascinando con l’esempio i propri uomini, ferito da raffica di mitragliatrice rimaneva imperterrito sulla posizione contesa, combattendo a colpi di bombe a mano. Una seconda raffica lo colpiva al cuore, stroncando la sua eroica esistenza”
Cogull ,26 dicembre 1938-XVI

CROCE DI GUERRA AL VALOR MILITARE
“Nel guidare all’attacco il proprio reparto rimaneva ferito ad una gamba. Anziché preoccuparsi delle sue condizioni, con l’esempio incitava gli uomini a raggiungere a qualsiasi costo l’obbiettivo assegnato. Costretto in seguito a lasciare il reparto, con fiere parole esternava il suo rammarico, dimostrando elevato spirito combattivo.”
CRotabile Pauls-Cherta, 7 aprile 1938-XVI

FONTE:
• il popolo di Brescia
• decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org
• enciclopediabresciana.it
• combattentiliberazione.it
• movm.it